Benvenuti!

"Non voglio restare impermeabile, voglio imparare, perchè, come diceva Pasolini, la partenza è il dolore del parto, ma anche la gioia della nascita. Siamo tutti chiamati a partire, del resto siamo un partito non un restato"

Nichi Vendola, Venezia 2005

http://www.nichivendola.it/

NASCE IN TERRA DI LAVORO "RIFONDAZIONE PER LA SINISTRA"


Giovedì 31 Luglio ore 11.30
presso la Federazione PRC di Caserta

CONFERENZA STAMPA

interverrà il Compagno Peppe De Cristoforo

venerdì 23 maggio 2008

Pubblichiamo una propsta di emendamento al documento

MANIFESTO PER LA RIFONDAZIONE

Proposta di emendamento al documento "Il nostro Partito e le sfide della Sinistra"
di alcun compagni della provincia di Salerno

pag. 16, dopo il primo capoverso:

…La formazione dei gruppi dirigenti del partito va effettuata all’interno di questo più generale processo. In questo modo va superata la storica scissione tra il processo di formazione delle idee e quello della decisione politica, fra dibattito culturale e scontro politico. Allo stesso tempo sarà necessario affrontare il tema dell’organizzazione del partito avendo il coraggio di attuare i punti più significativi della Conferenza di Organizzazione di Carrara. Il nostro linguaggio, il nostro modo di essere una comunità e lo stile delle nostre relazioni devono diventare una cosa sola con la prospettiva che indichiamo. Devono poter rappresentare un elemento di garanzia contro la degenerazione della politica e assumere la fisionomia della nostra idea alternativa di società. Qui diventa centrale la modalità concreta della nostra presenza nelle Istituzioni locali, perché sarebbe sbagliato immaginarci immuni da distorsioni e difetti. Essa va rinnovata sia nel suo rapporto con l’esterno che nel suo peso all’interno del partito. I nostri eletti devono rappresentare un solido punto di riferimento per la domanda di trasparenza e per il controllo democratico sull’azione di governo, mentre vanno eliminate tutte le sovrapposizioni tra organismi dirigenti e nostri rappresentanti nelle istituzioni . Il rapporto del Partito con le Istituzioni deve ripartire dalle considerazioni di Berlinguer : “ La questione morale è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni e la tenuta del regime democratico. L’autonomia del Partito è un bene comune da difendere e valorizzare e perciò sarà necessario intervenire, anche in sede statutaria, per evitare condizionamenti e confusioni di ruoli, per formalizzare una distanza da tutte le forme di costruzione del consenso che nulla hanno a che vedere con la normale dialettica democratica, costituendo così un argine e un’alternativa ai fenomeni di antipolitica. La democrazia interna al partito è dunque questione di sostanza, anche se per essere concreta deve tradursi in forme ben precise…

martedì 20 maggio 2008

Rifondazione deve servire qui e ora, nella società. Impariamo da Gramsci...

«"E ora?", mi ha scritto per email una ragazza dopo la disfatta elettorale della sinistra. "E' ora", rispondo io. E' ora di uscire dai club di artisti a numero chiuso e andare in strada tra la gente. Ma è anche ora di uscire dai centri sociali e prendere per mano i giovani di destra: stanno a destra perchè nessuno gli ha teso la mano...». Tra le mani, l'artista Andrea Rivera ha un foglietto pieno di esempi su come uscire dai luoghi comuni e dalle abitudini sedentarie che hanno chiuso la sinistra in un recinto autoreferenziale. E non è solo questione di punteggiatura. Lo si capisce subito all'Alpheus, noto locale delle notti romane che per un pomeriggio ospita la presentazione del "Manifesto per la Rifondazione", la mozione Vendola per il congresso di luglio. Lo si capisce dalle presenze che provano ad articolare l'espressione "è ora": esponenti non di partito che si sentono partecipi della sconfitta, «compagni di viaggio», come li chiama il segretario della federazione romana del Prc Massimiliano Smeriglio.

All'Alpheus ci si interroga. Lo fa Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli, che per Rifondazione ha due consigli: «Ripartire dal basso e pragmatismo. Il Prc non è apparso nè come partito della proposta, nè dell'opposizione, ha pagato per l'incapacità di essere concreto». Si interroga Giuliano Giuliani, padre di Carlo ucciso al G8 di Genova, che si guarda intorno: ammainate le bandiere della Sinistra Arcobaleno, in sala ci sono solo quelle di Rifondazione. «Io ho la tessera della Sinistra Arcobaleno - dice - che devo fare? La metto tra i cimeli? Da dove ricominciamo?». E' il senso del dibattito a rispondergli. «Ma siamo sicuri che dobbiamo ricostruire la sinistra?», dice "Tarzan", Andrea Alzetta, militante di Action neoeletto in Campidoglio nelle liste dell'Arcobaleno. «Forse dovremmo pensare a dare un senso alla parola politica "sinistra"». Perchè è scontato che sia inaccettabile per la sinistra la negazione del patrocinio al Gay Pride annunciata dal ministro Mara Carfagna, ma «forse facciamo male a parlare male della Carfagna», continua Tarzan e sembra che non lo faccia per pura pulsione maschile. «Non è che siamo tutti intellettuali... Anche una come lei dà l'idea che ce la si può fare...». Per dire: «basta con la spocchia, la presunzione, le certezze, l'autoreferenzialità dei contenuti e dei linguaggi». L'elenco snocciolato da Sandro Medici, presidente del Municipio X a Roma, sembra illustrare perfettamente la "tarzanata" sulla neo-ministra. Ma c'è dell'altro. Con la destra in Campidoglio, Medici ne ha di sassolini da togliersi dalle scarpe contro la passata amministrazione Veltroni: «Alemanno ha vinto per colpa delle logiche padronali affermatesi in città. La sinistra doveva dire no alla candidatura di Rutelli sindaco, anche a costo di correre da sola...».

Applausi e la gente in sala aspetta L'autointerrogarsi di "Nichi", che guarda poco al dibattito interno se non per dire «no alle contumelie, al bando l'idea militare della politica, al bando l'odio». Guarda molto fuori, il governatore della Puglia, alle «notti illuminate dai roghi della camorra nei campi rom di Ponticelli e dai roghi della "monnezza" a Napoli». Perchè, spiega, «Rifondazione non serve nè a Vendola, nè a Ferrero: o serve a Ponticelli qui e ora, oppure ce ne torniamo a casa...». E basta anche con le «processioni di sospetti. Sono 38 anni che faccio politica, 38 anni che mi accusano di voler sciogliere i partiti, dall'epoca del Pci, solo perchè criticavo il centralismo democratico...». Non l'ha fatto, perchè alla fine Vendola nel Pci aderì alla mozione Ingrao, e fu quella di Occhetto a "sciogliere" il partito. «"Vendola è un conservatore, suo malgrado", mi dissero...». Battute, d'altri tempi. Ma la declinazione attuale di "è ora" non può fare a meno del passato, nemmeno per Vendola che dice «no ai musei con i santini della sinistra, sì, però, alla memoria dello stile intellettuale di certi classici...». Un nome: «il più sconfitto del '900, Gramsci - cita Vendola - che pensava che da Germania e Inghilterra il processo rivoluzionario contro il capitale avrebbe investito tutta l'Europa». Non fu così. E lui come reagì? «Anche dal chiuso del carcere di Turi fu in grado di elaborare: i Quaderni...». Prendere esempio, «usare il dolore come lente di ingrandimento per capire». Alla domanda di Giuliani la risposta è articolata. «Quell'apostrofo davanti ad Arcobaleno nel simbolo della Sinistra... - svela Vendola - che fastidio: era l'ammissione del pasticcio, un cartello elettorale...». E la risposta non è a portata di mano nemmeno se si guarda al Pd. «Non c'è tempo per parole che si avvitano in gomitoli di furbizia», dice Vendola commentando l'incontro tra Veltroni e il leader di Sd Fava. E' già ora di "nuovo centrosinistra"? «E' l'auspicio di Fava - risponde - Il veltronismo è la costruzione del mito dell'autosufficienza. Se il Pd continuerà nei suoi piani di trasformare il bipolarismo in bipartitismo, questo sarà sempre per noi motivo di polemica». Al momento prevale il divario nei contenuti: «Inseguono la destra. Oggi con loro il conflitto è molto aspro».


20 Maggio 2008

lunedì 19 maggio 2008

Prc - Nichi Vendola ad Avellino: “L’Arcobaleno? Una gaffe”

da IRPINIANEWS del 17/05/08

Avellino – Per la Sinistra è finito il tempo delle comode scorciatoie politichesi e si apre l’ora della riflessione. Un partito “inadeguato” così come è stato definito questa sera nella pubblica assemblea a cui ha preso parte il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Una sconfitta, quella della Sinistra che interroga l’Italia come il resto dell’Europa ma che, nonostante tutto, non ha cancellato la determinazione di chi si dice ancora pronto a camminare. Tanto per cominciare bocciata a pieno titolo la campagna elettorale definita “priva di contenuti”. Ma soprattutto è stato il passato ad influire in modo forse negativo sulle sorti dell’attuale assetto governativo. “Nel nostro passato non ci sono le risposte alle domande del futuro. Ed è solo nel futuro e non alle spalle che è possibile trovare i segnali che riconducono ad una Sinistra Unita”.
Ma la sconfitta si fa portatrice di un elemento positivo: "la condizione di assoluta libertà".
“Non c’è nessun vincolo – ha spiegato il leader del Prc – se non quello di solidarietà che ci spinge a capire le ragioni di quanto è accaduto”. Un lungo excursus che si concentra su due fattori: la più grande sconfitta della storia – “quella registrata dalla sinistra tra il ‘20 e il ‘30” – e il più grande sconfitto – “Antonio Gramsci”- da cui Vendola assorbe una analisi che oggi dimostra la sua grande attualità. “Nel suo partito subisce l’isolamento, viene processato dai propugnatori
della sua stessa linea ma ha dalla sua parte una lucidità critica ineguagliabile: indaga sulla sconfitta guardandola in profondità”.
“Non c’è auto-mitizzazione nell’accettare la sconfitta. Io governo una Regione difficile che insieme alla Campania fa registrare il massimo grado di contraddittorietà. Picchi di arretratezza feudale e picchi di post modernità. La mia storia politica – durata 38 anni – è cominciata e continua per strada. Nelle fabbriche, nelle carceri, tra la gente…
Non si può chiedere a nessuno di scindere il politico dal sociale. Se si dividono c’è solo sciagura”. Per questo non si può chiedere alla sinistra del post sconfitta di operare solo nel sociale ma senz’altro partendo da questo “si devono
costruire i canali di scorrimento di dialogo tra le istituzioni e i cittadini”. Ricostruire barriere democratiche, ricostruire un fiume di democrazia in una società in cui si è tornati alle barbarie: questo il fine ultimo di Vedola e del partito, “un intellettuale collettivo che nel tempo sarà in grado di capire le ragioni della sconfitta”.
Ma le richieste avanzate alla sinistra appaiono contraddittorie: “Ci chiedono di essere unitari e di non rompere e contestualmente vogliono da noi il cambiamento. Se non ce la fai ti bastonano”.
Forte autocritica ma anche difesa ad oltranza: “L’ho detto più volte, l’Arcobaleno è stato un gaffe… probabilmente. Io ho sempre condiviso le idee di Bertinotti, soprattutto in merito al rischio della scomparsa della sinistra politica. Chi ha tanta lucidità politica da uscire di scena prendendosi la responsabilità di guidare un’avventura precaria è un generoso. Avremmo dovuto ringrazialo. Lo abbiamo processato”.

www.irpinianews.it