Nelle sconfitte è necessario rimettersi in cammino e rimboccarsi le maniche. Sia chiaro, però, che serve una sinistra che non imbocchi la strada del minoritarismo e dell’isolamento. Un partito comunista non è un cactus nel deserto, né un museo delle glorie del passato. E’ una forza viva e vitale: allora serve davvero, allora incarna un progetto ispirato alla costruzione di una società di uomini e donne liberi e uguali. Altrimenti, che senso avrebbe? (Vendola)
Anche a Sparanise c’è da costruire una sinistra, perché al di là della narrazione tradizionale, di sinistra ce n’è poca e anche Rifondazione vive un rischioso smarrimento. E per (ri)costruire una sinistra di popolo ci serve sgomberare il campo da ogni accostamento o tentazione di interpretare la sinistra locale d’un tempo. Si tratta, al contrario, di riconoscere, alle compagne e ai compagni di una nuova generazione, il merito di avere costantemente accresciuto i consensi verso il Partito fino ad eleggere un consigliere provinciale. Tuttavia il confronto politico, aperto e trasparente, può essere oggi prezioso per noi e per tutta la sinistra, purché fornisca argomenti e pensieri “lunghi”, suggerimenti critici, elementi d’analisi realmente innovativi e adeguati ai tempi, proposte operative. Dobbiamo tornare a parlare un linguaggio semplice che possa essere compreso da tutti, senza per questo adeguarsi e adagiarsi al senso comune dominante, dobbiamo riconnetterci socialmente, emotivamente e politicamente al mondo del lavoro, tornare a frequentare le fabbriche, i quartieri popolari, porsi in sintonia con i bisogni dei lavoratori e di chi è costretto alla precarietà.
E ora ci tocca nuovamente attraversare il deserto, risalire la china, dare coraggio a quelli e quelle che vogliono reagire, prenderci cura gli uni degli altri, riaprire quei cantieri dell’innovazione che sono indispensabili per restituire fascino, credibilità, efficacia politica e radicamento sociale alla sinistra di alternativa. Personalmente sono molto spaventato: ma non disperato. Ho imparato proprio dai pensieri lunghi e difficili e necessariamente aspri, quanto sia importante darsi luoghi e tempi di riflessione collettiva sul “Che fare?”: il Congresso di Rifondazione non può essere una liturgia chiusa, un problema dei militanti e dirigenti di quel partito, e soprattutto non può essere una grottesca resa dei conti tra quelle vecchie appartenenze che risvegliano le loro cellule tenute in sonno. Salvare Rifondazione per ricostruire la sinistra, ecco una discussione da fare all’aperto, con tanti e tante anche fuori da noi. La sinistra, benché battuta e dispersa, è molto più lunga e più larga di quanto non siano le sigle di chi prova a rappresentarla politicamente. Oggi abbiamo bisogno di ascoltare le voci di dentro ma anche le voci di fuori. Se il mio partito si chiuderà a riccio, saziandosi delle proprie conte interne, predisponendosi al galleggiamento e alla sopravvivenza, allora avremo davvero interiorizzato fino in fondo la sconfitta. Restaurare il passato è un modo di arrendersi al presente e di rinunciare al futuro. La sinistra non credo abbia bisogno di un altro suicidio.
(Vendola)
In queste citazioni da Nichi Vendola è chiaramente delineato l’indirizzo politico che coniuga il rafforzamento e il rilancio del nostro Partito con il concreto impegno per una prospettiva di sinistra unitaria e plurale; ….. la vocazione all’apertura, alla ricerca e alla sperimentazione di Rifondazione comunista. E alla sua unità. A cominciare dalla necessità di mettere a valore tutto il patrimonio di idee, esperienze, risorse di cui il partito dispone. E’ questa la vocazione che viene declinata con argomentazioni condivisibili nella mozione che reca come prima firma quella del compagno Nichi Vendola e che sottoscrivo.
Anche a Sparanise c’è da costruire una sinistra, perché al di là della narrazione tradizionale, di sinistra ce n’è poca e anche Rifondazione vive un rischioso smarrimento. E per (ri)costruire una sinistra di popolo ci serve sgomberare il campo da ogni accostamento o tentazione di interpretare la sinistra locale d’un tempo. Si tratta, al contrario, di riconoscere, alle compagne e ai compagni di una nuova generazione, il merito di avere costantemente accresciuto i consensi verso il Partito fino ad eleggere un consigliere provinciale. Tuttavia il confronto politico, aperto e trasparente, può essere oggi prezioso per noi e per tutta la sinistra, purché fornisca argomenti e pensieri “lunghi”, suggerimenti critici, elementi d’analisi realmente innovativi e adeguati ai tempi, proposte operative. Dobbiamo tornare a parlare un linguaggio semplice che possa essere compreso da tutti, senza per questo adeguarsi e adagiarsi al senso comune dominante, dobbiamo riconnetterci socialmente, emotivamente e politicamente al mondo del lavoro, tornare a frequentare le fabbriche, i quartieri popolari, porsi in sintonia con i bisogni dei lavoratori e di chi è costretto alla precarietà.
E ora ci tocca nuovamente attraversare il deserto, risalire la china, dare coraggio a quelli e quelle che vogliono reagire, prenderci cura gli uni degli altri, riaprire quei cantieri dell’innovazione che sono indispensabili per restituire fascino, credibilità, efficacia politica e radicamento sociale alla sinistra di alternativa. Personalmente sono molto spaventato: ma non disperato. Ho imparato proprio dai pensieri lunghi e difficili e necessariamente aspri, quanto sia importante darsi luoghi e tempi di riflessione collettiva sul “Che fare?”: il Congresso di Rifondazione non può essere una liturgia chiusa, un problema dei militanti e dirigenti di quel partito, e soprattutto non può essere una grottesca resa dei conti tra quelle vecchie appartenenze che risvegliano le loro cellule tenute in sonno. Salvare Rifondazione per ricostruire la sinistra, ecco una discussione da fare all’aperto, con tanti e tante anche fuori da noi. La sinistra, benché battuta e dispersa, è molto più lunga e più larga di quanto non siano le sigle di chi prova a rappresentarla politicamente. Oggi abbiamo bisogno di ascoltare le voci di dentro ma anche le voci di fuori. Se il mio partito si chiuderà a riccio, saziandosi delle proprie conte interne, predisponendosi al galleggiamento e alla sopravvivenza, allora avremo davvero interiorizzato fino in fondo la sconfitta. Restaurare il passato è un modo di arrendersi al presente e di rinunciare al futuro. La sinistra non credo abbia bisogno di un altro suicidio.
(Vendola)
In queste citazioni da Nichi Vendola è chiaramente delineato l’indirizzo politico che coniuga il rafforzamento e il rilancio del nostro Partito con il concreto impegno per una prospettiva di sinistra unitaria e plurale; ….. la vocazione all’apertura, alla ricerca e alla sperimentazione di Rifondazione comunista. E alla sua unità. A cominciare dalla necessità di mettere a valore tutto il patrimonio di idee, esperienze, risorse di cui il partito dispone. E’ questa la vocazione che viene declinata con argomentazioni condivisibili nella mozione che reca come prima firma quella del compagno Nichi Vendola e che sottoscrivo.
Amilcare Nozzolillo
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